Dott.ssa Elena Cinelli

Psicologa esperta in terapie alternative


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Cenni storici di Psicologia

La nascita della psicologia

La Psicologia è lo studio sistematico del comportamento umano e animale e dei processi mentali che lo generano. Diversamente dal comportamento che è direttamente osservabile, i processi mentali non sono direttamente osservabili, ad esempio: non posso toccare con mano il modo in cui una persona risolve un problema, non posso vedere ciò che accade nella mia mente quando imparo una poesia a memoria, non posso osservare i meccanismi che presiedono all’uso del linguaggio scritto o parlato.

Come si è affermata questa disciplina?

Nonostante la psicologia nasca ufficialmente nell’Ottocento, alcuni dei temi di cui si occupa erano già stati trattati in epoche precedenti. Ad esempio, Platone ipotizzò che la psiche fosse divisa in tre parti. La prima, identificata con il cocchiere di un carro, era pienamente cosciente e cercava di guidare le due parti: una dipendente dai valori etici e razionali (cavallo bianco) e l’altra dagli impulsi (il cavallo nero).
Questa distinzione assomiglia a quella di Io-Super Io-Es poi elaborata da Freud molti secoli dopo. Ippocrate e Galeno cercarono invece di trovare delle relazioni tra fenomeni fisici dell’organismo e fenomeni psichici dell’individuo che, seppur scientificamente infondate, hanno gettato le basi concettuali per lo sviluppo della psicofisiologia. Un ultimo esempio può essere invece lo stretto legame che esiste tra la filosofia atomista greca e la teoria strutturalista della scuola di Wundt e Titchener di cui si parlerà in seguito. Tutto ciò permise di intendere la psicologia come scienza naturale. Ulteriori sviluppi vennero in seguito ostacolati da alcune concezioni religiose, secondo le quali i processi della mente riguardano la natura dell’anima e sono dunque oggetto di indagine teologica. Ma durante il Seicento, l’empirismo inglese propose un valido oggetto di studio per la scienza: spiegare come le conoscenze vengono acquisite e organizzate. Secondo tale teoria infatti, i contenuti della mente di un individuo non sono innati, ma vengono appresi attraverso l’esperienza. Nonostante la psicologia moderna abbia abbandonato l’innatismo, l’empirismo ha avuto come merito di stimolare l’elaborazione di una teoria sull’apprendimento (in quanto acquisizione di conoscenze). Esse facevano riferimento soprattutto all’apprendimento come formazione di associazioni tra eventi e idee temporalmente contigui (si noti che in caso di idee simili, in contrasto tra loro, o legate da un rapporto di causazione, esse tendono ad essere evocate assieme, in momenti quindi temporalmente contigui, e dunque ad essere associate).
Come accennato sopra, alcune delle problematiche della psicologia erano già state in qualche modo affrontate anche prima dell’Ottocento, ma fu allora che vennero riunite in un unico campo di studio. In quel periodo il positivismo aveva influito su molti studi scientifici, attribuendo al ricercatore il compito di scoprire le leggi che regolano i fenomeni osservabili. Questo rimase valido finché si ritenne scontato che esistesse un mondo oggettivo al di fuori dell’osservatore pressoché immutato nel tempo e a completa disposizione dello sperimentatore per le proprie indagini. Postulato ciò, i fenomeni che la scienza studiava erano oggettivi, cioè osservabili da qualunque osservatore messo in certe condizioni, e, basandosi su leggi naturali, si ripetevano in maniera prevedibile.
Dunque, secondo queste premesse epistemologiche, la psicologia non poteva essere considerata una scienza a tutti gli effetti, in quanto assomigliava molto di più alla filosofia sia per metodologia sia per oggetto di studio. Infatti essa studiava prevalentemente fenomeni non direttamente osservabili e non prevedibili in maniera certa, che obbediscono a regole probabilistiche piuttosto che a leggi assolute.
Nel XIX secolo quindi gli studi psicologici si limitarono agli aspetti osservabili su base fisiologica e biologica, che poi si rivelarono fondamentali per l’evoluzione della psicologia come scienza.
Passiamo ora in rassegna i principali psicologi e movimenti che hanno contribuito all’evoluzione di questa disciplina.

Wundt

Il primo laboratorio di Psicologia Sperimentale venne costruito a Lipsia nel 1879 da Wilhelm Wundt (1832-1920), uno psicologo molto importante per lo sviluppo dei primi metodi di ricerca su questa disciplina.
I suoi studi erano legati ai principi del gia’ citato empirismo inglese, secondo il quale era possibile studiare la struttura dei contenuti della mente perché alla nascita la psiche è paragonabile a una tabula rasa. Quindi la mente è al principio vuota e si impara a percepire man mano che si fa esperienza del mondo esterno. Secondo Wundt, le percezioni sono formate da atomi (elementi più semplici) che si combinano assieme (associazionismo atomico); una sorta cioè di chimica mentale in cui la percezione di un oggetto è formata da un insieme di sensazioni differenti che vengono assemblate in seguito per formare il percetto. L’oggetto dei suoi studi era dunque scoprire sotto quali regole si combinano le sensazioni. Per fare ciò, egli chiedeva ai propri collaboratori di scorporare il percetto e cercare di elencare tutte le sensazioni singole che lo compongono attraverso l’introspezione (cioè l’auto-osservazione dei propri contenuti mentali). In questa situazione l’osservato e l’osservatore coincidevano.
Freud, grazie all’interrogazione interiore dei suoi pazienti, riuscirà a costruire un codice di lettura degli stati mentali e ad “insegnare” a questi ultimi come far emergere alla coscienza certi stati mentali (e la loro origine) che, se inconsci, possono procurare “sofferenza psichica” Il metodo utilizzato però sarà il colloquio psicoanalitico. Scuola tedesca Il fisico e fisiologo tedesco Hermann von Helmholtz (1821-94) studiò la velocità di conduzione delle fibre nervose. Egli scoprì quel processo che viene chiamato arco riflesso. Uno stimolo in una parte periferica del corpo viaggia nelle fibre nervose afferenti verso il sistema nervoso centrale, dove lo stimolo viene analizzato e viene elaborata una risposta, che a sua volta verrà trasmessa dalle fibre nervose deferenti verso il punto in cui la risposta deve essere riprodotta. Questo meccanismo descrive come avvengono risposte semplici a stimoli, soprattutto sensoriali, producendo un riflesso.
Il tempo che intercorre tra stimolo e risposta si chiama tempo di reazione. Fin dalle origini questo è stato l’unico metodo di misurazione oggettiva a disposizione della psicologia. Infatti l’attività del sistema nervoso non è direttamente osservabile, ma causa variazioni in un parametro fisico, cioè il tempo, che è invece osservabile ed oggettivo. Il medico e fisiologo olandese Franciscus Donders (1818-89) fece un passaggio successivo, intuendo che ci sia una relazione precisa tra il tempo di reazione e quello che succede all’interno dell’organismo, ovvero che a tempi di reazione più lunghi corrispondano operazioni più complesse (o, equivalentemente, che diversi compiti hanno livelli di complessità uguali se hanno tempo di reazione uguale). Da questa ipotesi elaborò un metodo, chiamato metodo sottrattivo, per misurare in maniera differenziale i tempi di reazione. Scuola riflessologica russa Secondo questa scuola, il cui esponente principale fu Ivan Pavlov, non sono solo le risposte motorie ad essere basate sul processo dell’arco riflesso scoperto da Helmholtz, ma anche i comportamenti più complessi sono fondamentalmente deiriflessi: a partire da pochissimi riflessi innati (ad esempio la suzione o la prensione) si sviluppano tutti i riflessi più complessi attraverso il fenomeno del condizionamento. Pavlov studiò dei riflessi semplici, come la salivazione.

Scuola psicofisica

Lo sforzo di tale scuola fu quello di studiare le relazioni tra variazioni nel mondo fisico, e variazioni nel mondo percepito (che il soggetto descrive). La legge sulla costanza della soglia differenziale di Weber e Fechner, rappresenta un caso esemplificativo degli obbiettivi della scuola psicofisica. Essi scoprirono che a uguali differenze fisiche non corrispondono uguali differenze percepite, e quindi che ciò che conta per la percezione non è la differenza tra le intensità di due fenomeni fisici, ma il rapporto.

Strutturalismo e funzionalismo

Edward Titchener (1867-1927), psicologo statunitense allievo di Wundt a Lipsia, è considerato il fondatore del filone di ricerca che ha preso il nome di strutturalismo. L’interesse di tale scuola è descrivere la mente nei suoi contenuti elementari individuando le leggi che ne regolano la combinazione e successione. Gli sperimentatori del strutturalismo si esercitavano nell’introspezione esperta. Essa consisteva nella riduzione dei propri processi mentali in atomi, cercando di evitare l’errore dello stimolo (cioè attribuire ad una percezione complessa lo status di atomo), similmente a quanto faceva Wundt nei suoi esperimenti. Il Funzionalismo, principio introdotto da William James nell’opera "I principi di psicologia" pubblicata nel 1890 afferma in accordo con le toerie evoluzionistiche, che la mente è il risultato di un’interazione organica ed evolutiva con l’ambiente, sia naturale che sociale. James critica in particolare l’associazionismo, secondo cui la mente apprende tramite combinazione (o associazione mentale) di elementi semplici e irriducibili.

Il comportamentismo

Il comportamentismo detto anche behaviourismo, è un MOVIMENTO molto importante che si sviluppa negli Stati Uniti e viene influenzato da vari studiosi. Il suo propugnatore e divulgatore è Watson (1878-1958), presidente dell’American Psychological Association e direttore del laboratorio di psicologia della Johns Hopkins University (diresse dal 1907 al 1915 la Psychological Review e dal 1915 al 1927 il Journal of experimental Psychology, dedicandosi anche a ricerche di psicologia animale). Il suo manifesto pubblicato nel 1913 si propone di studiare il comportamento direttamente osservabile utilizzando il metodo di ricerca sperimentale. Secondo Watson, se la psicologia vuole essere una scienza occorre che si occupi di fenomeni completamente osservabili e indagabili in modo empirico e sperimentale, perciò il comportamento osservabile è l’unico oggetto di studio possibile, mentre i processi mentali non sono controllabili e quindi sono estranei allo studio scientifico diretto. Secondo questa prospettiva, la psicologia è la scienza che studia il comportamento, definito come un indice di adattamento dell’organismo all’ambiente. Viene affermato il principio della tabula rasa all’origine della vita, contro l’idea dell’esistenza di strutture innate. All’interno di questa prospettiva, profonda influenza ebbero gli studi sul condizionamento di Pablov (scuola sovietica) e di Thorndike sull’apprendimento.

La fenomenologia

Parallalelamente al comportamentismo si delinea una nuova prospettiva detta fenomenologica che si sviluppa in Europa (area tedesca ) e racchiude varie correnti, tra le quali la psicologia dell’atto di Brentano e la psicologia della Gestalt. La fenomenologia ha come oggetto di studio l’esperienza cosciente immediata detta fenomenica (il qui e ora), utilizzando il metodo fenomenologico sperimentale, basato sulla descrizione dell’esperienza immediata delle situazioni-stimolo da parte degli individui umani. La scuola della gestalt, detta anche scuola della forma, diventerà centrale negli studi sul pensiero e sulla percezione. il suo fondatore è Max Wertheimer (1880-1943) importante per gli studi sul fenomeno del movimento apparente nella percezione visiva (1912), insieme agli psicologi Wolfgang Koehler (1886-1941) e Kurt Koffka (1887[1967). I gestaltisti si caratterizzarono per la rivalutazione dei fattori innati e dell’esperienza diretta, contrapposta a quella passata. Il metodo di studio dei fenomeni percettivi e di pensiero era quello fenomenologico: analisi dettagliata delle caratteristiche degli oggetti così come questi si presentano alla nostra osservazione ingenua. Secondo questa scuola, la realtà fenomenica non coincide con quella fisica (es. le illusioni ottiche). Il fenomeno, ovvero cio’ che è presente nella coscienza come esperienza immediata, è una configurazione globale (gestalt) che rappresenta qualcosa di diverso dalla somma delle parti che la compongono (ad esempio la melodia è qualcosa di riconoscibile come unità, indipendentemente dal fatto che sia suonata con le stesse note, quindi è diversa dalla somma delle note). Gli elementi formano una gestalt secondo delle leggi che sono universali, vere per tutti, di origine innata.

Il cognitivismo

I movimenti comportamentista e fenomenologico influenzano la nascita del cognitivismo, una nuova prospettiva che si sviluppa in europa (area mittle-europea e Svizzera) a partire dagli anni ’60. Anche se vi è la tendenza a far corrispondere alla nascita del Cognitivismo la pubblicazione del libro "Psicologia Cognitiva" (Cognitive psychology - Neisser, 1967), vari autori contribuiscono allo sviluppo di questa prospettiva in diversi campi, studiando processi importanti come memoria e attenzione (Miller, Baddeley, Ebbingauss, Broadbent, Sperling, Galanter, Pibram, Chomsky etc’). I principi fondamentali alla base di questa prospettiva sono il principio delle basi biologiche dei processi psichici (i processi psichici che controllano l’adattamento dell’organismo all’ambiente hanno delle basi biologiche nel sistema nervoso, in aree specializzate del cervello), principio dello sviluppo (i processi psichici si sviluppano in relazione alla maturazione del sistema nervoso), principio del costruttivismo (si producono risposte in funzione dei propri schemi di conoscenza), principio dell’elaborazione dell’informazione (la costruzione della conoscenza avviene attraverso l’elaborazione di stimoli esterni ed interni compiuta con operazioni mentali specifiche, che interessano circuiti neurofisiologici specializzati). Si ribadisce il ruolo adattivo del comportamento che viene visto come il prodotto dell’elaborazione dell’informazione per lo svolgimento di un piano utile alla soluzione di un problema. Il primo cognitivismo assimilava l’uomo al computer, oggi questa metafora non è più accettata. Gli sviluppi successivi di questa prospettiva si ritrovano nell’approccio ecologico di Gibson che insiste sul carattere funzionale della mente e sul ruolo dell’ambiente nel determinare il comportamento e i processi che lo generano.

Prospettiva psicodinamica

Si sviluppa in Europa con l’opera di Freud (1856-1939) e tutte le teorie psicoanalitiche successive. Si propone di studiare i processi intrapsichici normali e patologici, prendendo in considerazione la mente ed i suoi lati piu’ oscuri. Viene data una grande importanza all’esperienza passata dell’essere umano e alle sue relazioni sociali che instaura fin dai primissimi giorni di vita (centrale e’ la relazione con le figure di attaccamento, in particolare la madre, che determina il futuro sviluppo del bambino).
Questa prospettiva verrà descritta piu’ approfonditamente nel link dedicato al trattamento dei vari disturbi.